Physis


Physis, per i greci, significava natura. Ma nel termine insisteva anche il significato di un’azione, un movimento, un processo di crescita e di fioritura, un aprirsi, uno sbocciare.
Le foto dei paesaggi che seguono sono un unico atto – continuamente ripetuto – di gratitudine per la bellezza che, come un fremito sottile ma sempre presente, percorre ogni linea ed ogni colore ed ogni ombra ed ogni luce di quegli scorci, meravigliosi, del creato che celebrano, rendendoli su pellicola, come si usava dire.
L’occhio del fotografo trasfigura la bellezza dei paesaggi (perlopiù naturali, ma non solo) che vede rendendola nella sua purezza, perché lascia che sia questa stessa bellezza a trasfigurarne lo sguardo. Nell’unico atto di godere di tale bellezza, non c’è nel renderla in foto né modificazione della realtà né resa che pretenda di essere reale. C’è solo l’incanto di ciò che si è visto.
I piani orizzontali sono un continuo incontro dell’alto e del basso, di matrimonio tra cielo e terra. L’amplesso di ciò che è sopra con ciò che è sotto genera una sola bellezza: il godimento che è vita, e in questo atto stesso di bellezza.
I colori sono i colori che continuamente, gratuitamente, la natura – physis – ci offre. Una bellezza che continua ad accadere sotto i nostri occhi, istante dopo istante.
Questo è il dispiegarsi della celebrazione che le foto offrono della bellezza incantevole dei paesaggi proposti. Tessiture meravigliose di un ordito che si dipana attraverso le trame del mondo stesso. Alto e basso che s’incontrano, s’inchinano, e si perdono nel loro trovarsi. E’la natura che si presenta, i paesaggi che si offrono nel loro sbocciare, nel loro dischiudersi alla luce che realizza ed avvera ogni colore. Luce e colori che rispondono alla ricerca fedele di chi ne persegue l’incanto. Un incanto che sembra così distante da noi quanto, in realtà, lo siamo noi da noi stessi. Ma le foto sono la testimonianza della vicinanza stessa di quella bellezza, che circonda il nostro essere qui su questo pianeta, sui suoi luoghi che quotidianamente possiamo attraversare ed ammirare. La vita della natura e la vita dell’uomo sono distinte e distanti per un fraintendimento fatidico: il non sentirsi parte del tutto, nel tutto. Noi per quei luoghi, custodi attenti, loro per noi, offerta di bellezza.
Sarebbe bello iniziare a pensare non in termini di possesso, ma di custodia. Di godimento, e non di consumazione. Questi paesaggi ci ricordano la bellezza di quel tutto in cui anche noi siamo.
Tutto è movimento vitale. Tutto è tutto in tutte le cose. Tutto respira. La realtà è proprio l’orizzonte che coniuga cielo e terra, alto e basso, sopra e sotto, azzurro e verde. La realtà.
Queste foto rappresentano paesaggi reali o immaginari? Li rendono fedelmente o li modificano? Queste foto a me pare siano l’inabissarsi del valore di queste domande, che dilegua davanti alla bellezza di ciò che c’è. Per lasciar essere lei e lei sola, nel goderne e nel renderla godibile anche a chi, in quell’attimo, non era ivi presente al suo accadere e manifestarsi. E’ la celebrazione della bellezza di ciò che esiste, della physis, nel goderne e nel riproporne la percezione avuta mentre la si fotografava (godendola ed ammirandola).
Gran parte della nostra percezione consiste in un nostro contributo. Varrebbe allora la pena imparare a percepire, sempre meglio, sempre più sottilmente. Come la natura ci insegna, nella sua immobile dinamica crescita, le foto custodiscono preziosamente il punto di vista di un occhio pieno di incanto, non solo perché cerca la bellezza, ma perché in questo cercarla permette ad essa di raggiungerlo: si lascia raggiungere. Frutto di questo lasciarsi raggiungere è la celebrazione di ciò che si è visto.
I cieli, le colline, le rocce, le nuvole, le linee naturali e quelle dei paesaggi umani, ogni elemento presente nelle foto non è distinto dalla totalità della foto stessa. Questa è una possibile lezione di queste foto, e della natura stessa come realtà esistente: la bellezza di quel tutto in cui noi siamo, e restiamo, e ci muoviamo, anche quando non ne godiamo. Ma vale la pena iniziare a farlo, e le foto che seguono ce ne danno un acconto e una testimonianza piena d’incanto reale.
Luca Recchi